giovedì 22 dicembre 2011

Sueño con mujeres que ni fu ni fa - Samuel Beckett

La casa editrice Tusquets di Barcellona pubblica la traduzione spagnola del primo romanzo di Beckett. In Italia non è mai stato pubblicato e la ragione è semplice: è un testo praticamente intraducibile. Beckett aveva 27 anni quando scrisse questo libro, debitore della stretta relazione con Joyce (e con sua figlia). Ma l'autore si spinge più in là del maestro creando un marchingegno verboso pieno di allusioni e di trappole nel quale il protagonista, il giovane poeta Belaqua, si muove fra personaggi assurdi, tutti -assicura lo studioso- trasposizioni più o meno grottesche di persone reali. Si perde l'unità di spazio e ci si trova da Dublino a Parigi nel giro di una riga e senza ragione. Nessun editore volle pubblicare questo testo (come condannarli?) e probabilmente le benemerite signore di Shackespeare & co. erano troppo impegnate a comprendere l'opera di Joyce per potersi lanciare in questa nuova fatica. Il libro, con il titolo Dream of Fair to Middling Women, vide le stampe solo tre anni dopo la morte del suo autore (Nobel nel 1969).

È difficile ritrovare qui l'autore di Aspettando Godot, eppure ci sono dei momenti davvero sorprendenti. Non ne consiglio la lettura, però è divertente aprirlo a caso e spulciarlo .


mercoledì 21 dicembre 2011

84, Charing Cross Road - Helene Hanff

Oh, ma che gioia!
Questo libro è divertente, sagace, commovente, lieve, sorprendente, il tutto in un centinaio di pagine.


Io l'ho letto nell'elegante edizione spagnola di Anagrama, mentre in Italia lo pubblica Archinto. Questo Natale ne regalerò più di uno...

martedì 20 dicembre 2011

Cecità - José Saramago


Che succederebbe se un giorno, a causa di un morbo sconosciuto, diventassimo tutti ciechi? Non occorre fare uno sforzo di inventiva: lo ha fatto per noi Saramago e il risultato è molto peggio di quanto una mente sana possa immaginare. Una storia di terrore ipnotica e appassionante; uno dei libri più riusciti di Saramago e forse quello di maggior successo. Il titolo originale dovrebbe essere "Saggio sulla cecità" ma Einaudi ha optato per Cecità per non scoraggiare i lettori.

L'autore -demiurgo- colloca i suoi personaggi senza nome in uno scenario insieme quotidiano e apocalittico, a metà fra il piglio da entomologo de Il signore delle mosche e quello da fine del mondo de La strada di McCarthy.
La particolare tecnica di scrittura -che conoscono bene i lettori di Saramago-  che consiste nel limitare i segni di interpunzione e punteggiatura all'uso esclusivo della virgola e del punto, è in questo caso straordinariamente efficace.

Per tutta la settimana ho avuto degli incubi tremendi.


venerdì 2 dicembre 2011

Una novelita lumpen - Roberto Bolaño

L'ultimo romanzo pubblicato in vita da Bolaño. In Italia per l'editore Sellerio col titolo "Un romanzetto canaglia". L'aggettivo lumpen fa rieferimento al termine tedesco lumpenproletariat utilizzato da Marx per riferirsi al sottoproletariato. Un altra traduzione del titolo avrebbe potuto essere "Una storiella reietta".

La storia si svolge a Roma, una Roma impalpabile, appena accennata e del tutto prescindibile (anche se non nascondo che mi ha fatto molto piacere questa scelta). Solo un centinaio di pagine, poco più di un racconto lungo per una trama fin troppo semplice, soprattutto se paragonata alla complessità degli intrecci degli suoi romanzi precedenti. Questa semplicità, credo, risponde a una precisa necessità. Bolaño -sul punto di morire- dedica questo romanzo ai suoi due figli e sembra volergli raccontare una favola e in effetti si ritrovano nel testo tutti gli elementi  della favola tradizionale, anche se stravolti dalla lente dell'autore. Due ragazzini, due fratelli, come Hansel e Grethel, come i figli di Bolaño; l'abbandono dei genitori (morti in un incidente stradale); due personaggi intercambiabili -il Gatto e la Volpe- sensuali e disgustosi; un orco, uno di quei personaggi eccezionali di Bolaño, che ti fanno chiedere se siano realmente esistiti. Il lieto fine spostato alla prima riga del romanzo. Un libro molto personale, forse un commiato.

In exergo questa citazione di Artaud: "Ogni scrittura è una porcata. Chi esce dal nulla cercando di precisare qualsiasi cosa gli passi per la testa, è un porco. Chiunque si occupi di letteratura è un porco, soprattutto adesso"



Chistes para desorientar a la policía - Nicanor Parra

La
poesia

morirà
se non
la si
offende

Bisogna
possederla
e umiliarla in pubblico

                              Poi si vedrà
                              cosa fare


[La traduzione è mia]





martedì 29 novembre 2011

La banalità del male - Hannah Arendt

Nel 1960 Otto Adolf Eichmann, ex-ufficiale nazista, viene catturato a Buenos Aires e trasportato a Gerusalemme per comparire davanti al tribunale distrettuale dove è accusato di crimini contro il popolo ebraico. La saggista Hanna Arendt, ebrea tedesca emigrata negli Stati Uniti, allieva di Jaspers e Heidegger (col quale si riconcilia dopo la guerra) viene inviata dalla rivista The New Yorker a seguire il processo. Questo libro, pubblicato nel 1964, è il resoconto di quel processo.

La questione è delicatissima per molte ragioni: innanzi tutto Eichmann viene letteralmente  sequestrato dalle autorità israeliane in territorio argentino contravvenendo al diritto internazionale (una vicenda che stabilisce un drammatico precedente e che fa pensare al sequestro in Italia di Abu Omar); l'imputato viene giudicato da un tribunale israeliano che non avrebbe nessuna autorità su un cittadino tedesco (anche se la Germania non chiese mai l'estradizione di Eichmann); il principale capo d'accusa è di aver commesso "crimini contro il popolo ebraico", fatto questo che dà il via a delle penose distinzioni fra vittime, come per esempio se contare o meno la strage di migliaia di bambini polacchi non ebrei. Poi c'è la corte, alla ricerca di una Norimberga israeliana, impegnata nell'attribuire all'imputato delle responsabilità che non ha, con lo scopo di condannare attraverso di lui l'olocausto nazista. Infine la condanna a morte annunciata.

La Arendt è brava a muoversi su un terreno scivolosissimo e lucidissima nel cogliere i paradossi di questo processo: Eichmann non è il demonio, come la corte e il pubblico ministero cercano di dimostrare, ma un mediocre, banale come il più terribile dei mali. Poi c'è il conteggio nauseabondo dei morti, la dichiarazione di innocenza di Eichmann, il suo compiacimento per questa ribalta inattesa, l'incarico di "esperto della questione ebraica" con il macabro significato che questa nomina poteva avere sotto il nazismo. Il tutto raccontato con una chiarezza disarmante che rende queste 200 pagine faticose oltre che dolorose.


lunedì 14 novembre 2011

Auto da fé - Elias Canetti

Quando ero piccolo mi chiedevo come si facesse a scegliere i libri da leggere. Ancora non lo so esattamente. Con il tempo però ho capito che a volte sono i libri a chiamarsi l'un l'altro, come una sorta di dialogo immaginario, o come le partite a scacchi per corrispondenza fra giocatori che non si conosceranno mai. Capita a volte di imbattersi in un libro che ci suona vagamente, come molti altri, ma che accende in noi una brama quasi colpevole: "come è possibile che non lo abbia letto?" 
A me per lo meno succede...

Questo libro non invoglia alla lettura: 500 pagine scritte con caratteri minuscoli; il titolo è fuorviante: il manoscritto si chiamava "Kant prende fuoco", la prima edizione in tedesco si intitola "Die Blendung" (Abbagliamento), la prima edizione inglese pubblicata a Londra si intitola "Auto da fé" per volontà dell'autore e sempre per sua volontà la prima edizione americana si chiama "The tower of Babel"... Sapere poi che l'autore ha vinto il Nobel e che questo è il suo unico romanzo, induce a pensare di trovarsi davanti a un libro lento e faticoso. Niente di più sbagliato. La narrazione scorre spedita e inarrestabile come una valanga. Una serie di personaggi strampalati e inverosimili, tutti cattivi e irresistibili.
Uno studioso di letteratura orientale -"il più grande sinologo vivente"-, scorbutico e solitario, tanto amante dei libri da sembrare lui stesso fatto di carta. Un giorno decide di sposare per calcolo (sbagliatissimo!) la sua governante, una donna gretta e perfida, che si incaricherà di rendergli la vita un inferno, minacciando l'incolumità  sia dello studioso che della sua amata biblioteca. La storia poi si apre ad una galleria di personaggi uno peggiore dell'altro, in un crescendo surreale e esilarante.

Ho comprato questo libro a metà prezzo in una delle numerose bancarelle di libri usati di Torino. Torino è l'unica città che conosca dove è possibile riunire una biblioteca di qualità senza mettere piede in una libreria.


mercoledì 9 novembre 2011

Saggio sull'arte di strisciare (ad uso dei cortigiani) - Paul H.D. d'Holbach


Ho riorganizzato la mia libreria. Stavolta per tematiche: narrativa italiana, narrativa straniera in italiano, narrativa straniera in lingua originale, poesia, teatro, saggistica, storia, filosofia, biografie, sociologia, arte. 

Mentre cercavo la nuova collocazione di questo libretto, sfogliandolo ho trovato un biglietto da 100 Euro che avevo messo lì chissà quanto tempo fa. Un libro fantastico.

La nobile arte del cortigiano, l’oggetto essenziale della sua cura consiste nel tenersi informato sulle passioni e i vizi del padrone… Gli piacciono le donne? Bisogna procurargliene. E’ devoto? Bisogna diventarlo o fare l’ipocrita. E’ di temperamento ombroso? Bisogna istillargli sospetti riguardo a tutti coloro che lo circondano...


venerdì 4 novembre 2011

Il dottor Živago - Boris Pasternak


Ho riletto Il dottor Živago. Non perché la prima volta mi sia sembrato indimenticabile, al contrario mi è sembrato lontano dai grandi capolavori russi, da Dostojevskij e dai suoi personaggi granitici. Tuttavia credo che questo romanzo vada letto come un poema o come un lungo epitaffio e certamente le parti liriche del racconto sono indimenticabili. 

Quando Pasternak scrive di Živago sta in realtà parlando di sé (una volontà analoga si può leggere in Vassilij Grossamn) e più esattamente dell'impossibilità di integrare una cosa inutile come un poeta intimista al funzionalismo irrazionale della macchina sovietica.
E poi c'è Lara: uno dei migliori personaggi femminili della letteratura. Forte e ingenua, indipendente, smaliziata. Lei è il motore della storia. Se gli altri personaggi lottano per uscire dall'800, lei è a tutti gli effetti la prima Donna del XX secolo.

PS: Ci sarebbe da parlare della rocambolesca vicenda del manoscritto, pubblicato per la prima volta propio da Feltrinelli, del Nobel, della prima edizione in russo... Tutto questo è raccontato nei suoi incredibili dettagli nell'avvincente Senior service di Carlo Feltrinelli.


giovedì 13 ottobre 2011

La rivolta degli angeli - Anatole France

Divertentissimo e minuzioso nella documentazione questo libro nel quale un semplice angelo custode di infimo livello si appassiona alla letteratura e rilancia la guerra contro Dio intrapresa da Lucifero al principio dei tempi. Potere della letteratura!

L'introduzione è di Roberto Saviano il cui nome troneggia nell'intestazione, più grande del titlo e più grande dell'autore (Nobel per la letteratura 1921). Una strategia commerciale piuttosto aggressiva però evidentemente con me ha funzionato. Potere del marketing...


Il testo è accompagnato dalle graziose illustrazioni di Carlègle del 1925; purtroppo però la mia edizione riporta in copertina una foto piuttosto kitsch.


lunedì 10 ottobre 2011

Contro il governo dei peggiori - Michelangelo Bovero


Il mio amico - quello colto - mi ha regalato questo libro, presentandomelo come un libro "utile". Io mi sono avvicinato alla lettura con il timore reverenziale dovuto a un testo di filosofia politica. Sono stato - neanche a dirlo - molto sorpreso: innanzi tutto perché l'ho capito senza troppe difficoltà, poi perché è veramente un testo pratico, un libro da consultare. Il sottotitolo è chiarificatore: "una grammatica della democrazia", e come una grammatica scolastica spiega cos'è la democrazia, cosa significa, come si può declinare, quali verbi o aggettivi le si possono accostare e quali no; cosa significa votare, la differenza fra libertà e autonomia; il tutto senza servirsi di esempi espliciti ma citando occasionalmente Bobbio, del quale Bovero è stato uno stretto collaboratore, o i classici greci e romani. Poi se qualche malizioso ci vuole vedere dei riferimenti chiari alla situazione attuale è solo colpa sua... 


venerdì 7 ottobre 2011

Autobiografia del Blu di Prussia - Ennio Flaiano


Da una decina d'anni alcune case editrici -soprattutto Adelphi e Bompiani- stanno pubblicando o ripubblicando tutto il materiale di Flaiano che riescano a trovare, seppure eterogeneo e in molti casi incompiuto. Molti sono scandalizzati da questo affanno dettato da ragioni commerciali. A me non sembra una pratica cannibalistica: le edizioni sono belle, il materiale prezioso. Una qualsiasi di queste raccolte di Flaiano è un serbatoio inesauribile per romanzi, film, cortometraggi, farse, canzoni,... c'è l'imbarazzo della scelta.

La serietà è apprezzabile soltanto nei fanciulli. Negli uomini saggi è il riflesso della rinuncia.


venerdì 30 settembre 2011

Una questione privata - Beppe Fenoglio


Ringrazio i miei professori di scuola per non avermi mai fatto leggere questo libro e di avermelo così preservato dall'acido dell'obbligo. E tuttavia rimpiango di averlo letto solo ora. Questo libro è perfetto per accendere la passione in un giovane lettore. C'è tutto: ragazzini di sedici anni indipendenti che fanno la guerra e sparano con armi vere e ammazzano. E nessuno mette in dubbio la maturità dei loro sentimenti. C'è l'amore per la letteratura e per la musica. I dischi americani. Un trio amoroso nella piú classica delle tradizioni letterarie.  E poi ci sono le Langhe che sembrano il West, ma più belle ancora, più inospitali e fredde e con la nebbia (che nel west non sanno neanche cosa sia). E poi c'è la Resistenza, il dolore ma anche la certezza rara di distinguere il bene dal male. 
Tutto questo scritto con una lingua strana, indefinibile, tutt'altro che locale (non c'è dialetto) eppure quotidiana, una specie argot internazionale che, insieme agli pseudonimi (Milton, Jack, Hombre,...), rende la storia immortale.

Leggendo Hemingway non posso fare a meno in alcuni punti di sentire una profonda lontananza, di intravedere  dietro le parole il turista americano. In Fenoglio non c'è lontanaza.



martedì 27 settembre 2011

Il mondo nuovo - Aldous Huxley


Perché nessuno mi aveva detto di leggere Il mondo nuovo? Mi suonavano il nome dello scrittore e anche quello del romanzo, ma non tanto quanto quelli di Orwell, o di Farenheit 451. Eppure questo romanzo è del 1932 e parla di una società assolutistica basata sul conformismo e sul consumo. Un po' come quella di 1984, ma con una fondamentale differenza: qui non ci sono "cattivi", non c'è il grande fratello. Il fine ultimo della società è il piacere e per raggiungerlo si eliminano l'individualismo e i vincoli di dipendenza diretta, primo fra tutti quello materno. Gli eseri umani vengono riprodotti industrialmente e divisi in caste rigide e condizionati fin dalla nascita (anche da prima, in realtà!) grazie a stimoli fisici e psicologici. Il tutto è descritto con un cinismo senza pari e con grande attenzione ai dettagli tecnici  - Huxley, oltra che scrittore, era biologo. Perfino il protagonista della storia, quello che inevitabilmente si troverà a mettere in dubbio i pilastri del Nuovo mondo, non è un eroe o un malvagio rinsavito come Montag di Farenheit: è un meschino e un vigliacco, uno che aspira a conformarsi e ad avere  piú donne possibile.
Vero colpo di genio sono i nomi dei personaggi, presi liberamente fra grandi capitalisti e grandi socilaisti: Bernardo Marx, Benito Hoover, Lenina Crowne,...


giovedì 22 settembre 2011

Storia dei normanni - R. Allen Brown


Storia dei normanniLa storia illuminante di un popolo che dal nulla si è costituito nazione e ha stravolto la storia d'occidente.

Non avevo molto chiara la parabola normanna. Un popolo nordico, scandinavo, si insedia nel nord della Francia, nel 911 fonda la Normandia un po' a spallate un po' in virtù di matrimoni eccellenti. Col tempo - poco in verità - si francesizzano, diventano cittadini e cavalieri, anzi il concetto di cavalleria nasce con loro. Dopo un secolo la Normandia risulta troppo stretta, soprattutto per un sistema feudale dove ogni onore era destinato al primogenito e poca cosa rimaneva per gli altri - numerosi - figli. Inizia la fase dell'espansione: 1066 la battaglia Hastings, il normanno Guglielmo il conquistatore fa onore al suo nome, conquista l'Inghilterra e dà il via a a quell'intreccio di guerre franco inglesi che dureranno fino a Waterloo e oltre. 
Più interessante ancora è la conquista dell'Italia meridionale. Al principio dell' XI secolo i religiosissimi normanni attraversano l'Italia alla spicciolata diretti verso i luoghi di pellegrinaggio. Stupiti dalla mancanza di spina dorsale delle popolazioni locali, soggette alle scorribande dei saraceni e dei greci bizantini, si propongono in tutte le corti come guardie del corpo. Gli italiani affascinati da questi pennelloni biondi, cristiani ferventi e terribili guerrieri, gli concedono ogni cosa e loro in poco tempo  ogni cosa  si prendono. A metà del secolo sono padroni incontrastati dei più importanti regni del sud. Negli anni sessanta del secolo invadono la Sicilia, scacciano gli "infedeli" e inventano il concetto di guerra santa.  Da lì a poco saranno i veri protagonisti della prima crociata in Terra Santa.
A questo punto la storia dei normanni si perde fra quelle dei popoli europei proprio grazie alla loro straordinaria capacità di integrarsi in qualsiasi contesto, addirittura nei sontuosi palazzi arabeggianti della Sicilia. Dietro di loro lasciano una serie di poderosi castelli, conventi e chiese, molto simili fra loro, cicli cavallereschi, le storie dei Pupi siciliani e una serie incredibile di nomi dal sapore nordico ed eroico come Rollone, Boemondo, Sichelgaita....


lunedì 19 settembre 2011

Tutto scorre - Vasilij Grossman


Straziante e sublime insieme. Il libro a cui Grossman ha lavorato fino all'ultimo giorno della sua vita: il ritorno a casa di un deportato nella Kolyma, nel 1954 dopo la morte di Stalin. Ma questo è solo il pretesto per parlare del Male. Non c'è spazio per l'ideologia, c'è la condanna per Stalin ma anche (quasi a sorpresa) la condanna per Lenin.

In un lungo capitolo  - Il processo dei quattro Giuda - lo scrittore parla con il lettore descrivendogli i tipi del delatore ed invitandolo a comprenderne la natura.
Un altro libro doloroso e potente dello scrittore di Vita e destino, una delle voci piú luminose del novecento.


mercoledì 14 settembre 2011

Arte - Yasmina Reza

Una commedia in un unico atto scritta dalla  parigina Yasmina Reza nel 1996.
Un testo divertentissimo e molto più acuto di quanto possa sembrare al principio. Tre amici, uno di loro ha appena acquistato per una grossa cifra un quadro bianco. O meglio, praticamente bianco.

          MARC   Hai visto Serge ultimamente?
          YVAN   No. E tu?
          MARC   Ieri.
          YVAN   Sta bene?
          MARC   Benissimo. Si è appena comprato un quadro.
          YVAN   Ah.
          MARC   Mmm.
          YVAN   Bello?
          MARC   Bianco.
          YVAN   Bianco? 

Mio cugino - l'attore - mi ha regalato questo libro ad agosto. Dice che è uno dei suoi testi teatrali preferiti. Dice anche che l'autrice (o il suo agente, non saprei) chiede a chi lo vuole portare in scena, 180 repliche garantite. Sarà piuttosto difficile vedrlo a teatro se non nella versione di Boni, Haber, Alberti...


sabato 3 settembre 2011

Blanco nocturno - Ricardo Piglia

L'omicidio di un avventuriero portoricano in un paesino sperduto della Pampa argentina. Una storia di passioni lecite e illecite, di tradimenti, di gauchos. Un romanzo che rifiuta le catalogazioni, sfuggevole fin dal titolo: "Blanco" significa sia "Bianco" che "Bersaglio "(Feltrinelli lo pubblica in italiano con il titolo Bersaglio notturno).

Il protagonista cambia progressivamente con l'avanzare della storia e insieme a lui cambia il genere letterario e lo stile: da romanzo giallo a saga familiare, noir, saggio, diario, intervista. La risoluzione dell'enigma non riporta lo status quo, tutti sono colpevoli, gli indizi contraddittori, la giustizia non ha alcun potere salvifico. 
Uno dei personaggi dà una buona definizione di questa narrativa: la finzione paranoica.


giovedì 21 luglio 2011

Full of life - John Fante

A volte sento parlare dello stato di salute della letteratura, soprattutto della letteratura americana: gli americani adorano le classifiche! Io non sono in grado di giudicare la produzione letteraria di un'intera nazione o di una lingua, a stento riesco a scrivere dei commenti coerenti in questo blog. Però mi sorprende non vedere mai il nome di John Fante accanto a quello di Faulkner, Hemingway, Dos Passos, de Lillo, Roth, Bukowski,...


Questo romanzo è del 1952. È perfetto. Fa ridere, fa piangere. La letteratura allora scoppiava di salute.


lunedì 18 luglio 2011

La camera chiara - Roland Barthes

Non c'è bisogno che dica che Roland Barthes è stato uno degli intellettuali più influenti e importanti del Novecento. Questo trattatello sulla fotografia, scritto poco prima di morire, è un'opera fondamentale, piena di spunti di riflessione. L'autore propone una sorta di teoria estetica sistematica della fotografia, compito piuttosto difficile, perché, come dice lui stesso, questa è un'arte che, per la sua stessa natura, sfugge alla catalogazione: a metà fra processo creativo e fenomeno chimico, fra opera d'arte e souvenir. La fotografia, continua Barthes, poggia su tre gambe: il fotografo che scatta la foto, lo spettatore che la guarda e il soggetto fotografato che non è, come in pittura, "rappresentato" ma catturato nella realtà e reso eterno. La fotografia crea il "Passato" che prima di essa era solo un concetto astratto.

Al margine di tutto ciò l'autore sembra refrattario al suo stesso metodo e si compiace spesso di contraddire quello che ha appena stabilito. E forse a volte confonde il "Passato" con la "Storia".

La fotografia digitale stravolge completamente le conclusioni di questo libro. Barthes scompare nel 1980: probabilmente si è risparmiato un disgusto.


martedì 12 luglio 2011

L'estetica del Medioevo - Edgar de Bruyne

È la versione asciugata e "leggibile" di Études d'esthétique médiévale, pubblicato in 3 volumi nel '46. Nonostante questa riedizione cerchi di semplificare l'esposizione dei concetti, rimane ad ogni modo un testo complesso. Senz'altro ha il pregio di fare un po' di luce su quel periodo misterioso che è il medioevo. Alcune considerazioni sono spiazzanti e contraddicono il senso comune. "Il medioevo non smette di ripetere che ogni cosa è bella", "l'estetica della luce", "ottimismo estetico", sono espressioni che stridono con l'idea tradizionale di quell'epoca buia. 
Altre osservazioni chiarificano il vincolo fra l'età antica, il medioevo e l'età moderna, evidenziando la consequenzialità e la subordinazione dell'una rispetto all'altra.


Gli antichi estraevano le loro formule dall'osservazione diretta e da considerazioni immediate, i medievali in cambio si incontravano dinanzi a testi [antichi]. [...]Da lí il carattere "verbale" e "scolastico" dell'estetica medievale.


E ancora, parlando dell'estetica musicale del Medioevo:


Quanto più semplice è la relazione, tanto più armonioso è l'intervallo [...]. Quindi l'armonia fondamentale è il risultato della relazione più semplice in sé.

Nell'età moderna, concludo io, l'estetica musicale si occuperà di complicare quell'armonia, portando la dissonanza agli esiti più estremi.


lunedì 4 luglio 2011

Illuminazioni - Arthur Rimbaud

Partenza

Ho abbastanza visto. Ho incontrato ovunque la visione.
Ho abbastanza avuto. Frastuono di città, la sera, e sotto il sole, e 
sempre.
Ho abbastanza conosciuto. Le fermate della vita. - O Frastuoni
e Visioni!
Parto per affetti e rumori nuovi!


venerdì 1 luglio 2011

La tregua - Mario Benedetti

Questo libro è stato una vera rivelazione, senza dubbio uno dei miei "libri dell'anno". 200 pagine che ho letto con estrema lentezza, per il gusto di centellinare ogni parola.

Gli eventi strordinari di un'esistenza ordinaria. Un anno di vita, raccontato in forma di diario, di un impiegato di un'impresa commerciale: vedovo, 49 anni, tre figli. Un momento di felicità che rappresenta una tregua nella battaglia già persa della vita quotidiana. Scritto con quella sincerità disarmante, a volte intrepida e a volte meschina, che riserviamo ai monologhi interiori. Durante la lettura ci si sorprende spesso del fatto che stia parlando di Noi.

Volevo copiare qui di seguito un brano del libro, ma non riuscivo a decidere quale. Soprattutto temevo di non riuscire a far trasparire, in poche righe, quell'ironia tagliente e dolorosa che percorre tutto il romanzo. Se qualquno è interessato a leggere questo straordinario classico (la definizione non è esagerata) lo può comprare in italiano - l'autore è uruguaiano - per le edizioni Nottetempo: 10 Euro realmente ben spesi.



mercoledì 22 giugno 2011

L'atles furtiu - Alfred Bosch

A volte le case editrici - per mancanza di iniziativa, immagino - pubblicano qualsiasi libretto mediocre che abbia risvegliato un po' di passione negli Stati Uniti. Se si dedicassero ogni tanto a sbirciare quelle che vengono considerate letterature minori, troverebbero delle sorprese.

È il caso di questo Atlante furtivo, un libro catalano. Una storia inaspettata: una famiglia ebrea di cartografi nella Mallorca della fine del 1300. Un libro che parla di un libro, come Il nome della rosa o Il mio nome è Rosso. Senza la raffiata ricerca di Pamuk o la filologia morbosa di Eco, ma senza nemmeno la pretasa di averle. Ci sono anche dei momenti realmente buoni e una specie di favola orientale alla Mille e una notte che mi è sembrata la parte migliore del libro.

Questo libro me lo ha consigliato un amico che ha anche il merito di essere stato il primo a parlarmi delle richezze della cultura catalana.


domenica 19 giugno 2011

Esercizi di verbo - Ferdinando Tartaglia




Inutilità de la poesia

La rosa
così inutile è cosa che spaventa.
Anche la poesia: come la rosa.

(1928)


Disprezzate l'intellettuale disprezzatelo

A gobba glauca in orse di postille
passa l'intellettuale in osso al mare:
porta dietro le spalle avare bare
di squali morti a squame di quisquilie.

          Se s'addormenta non l'interrogare:
          non vede il sogno come svede il mare.

          Ma se c'ài soldi lo potrai comprare:
          certo ti venderà cristo e l'altare.
(1928)           


mercoledì 15 giugno 2011

Piero della Francesca - Bernard-Henri Lévy

Un volumetto prezioso! L'accostamento di questi due nomi potrebbe far pensare a un esercizio di esegesi illeggibile e pretenzioso: non è così, non si propone il filosofo di svelare i misteri di Piero, ma solo di annotare delle riflessioni tanto semplici quanto chiarificatrici. Una foto, una pagina di appunti. Niente di più.

In Italia è possibile leggerlo nell'edizione Spirali, che include anche gli scritti di Lévy su Mondrian. Il pregio dell'elegante edizione TREA, invece, è che viene abinato al DVD Ritorno alla terra di Piero di Nino Bizzarri, con delle immagini straordinarie.


lunedì 13 giugno 2011

Pornografía - Witold Gombrowicz

Una lettura complicata. Confesso che che fino alla pagina 40 non ho capito molto. Ho pensato di abbandonarlo, ma il risvolto di copertina dice che Gombrowicz è "lo scrittore avanguardista più interessante del '900 insieme a Joyce e Kafka", una affermazione troppo impegnativa per essere totalmente infondata. 

Il titolo di questo libro, fortemente voluto dall'autore, è stato la causa di parecchi problemi con la censura: la prima edizione esce in spagnolo nel 1968 con il titolo "la seduzione" (La seducción).
Durante tutta la storia non si consuma nessun amplesso, eppure si respira una sessualità deteriore che giustifica il titolo. Due uomini - uno è il proprio Gombrowicz - che sono in realtà la stessa persona sdoppiata, vengono invitati in una aristocratica casa di campagna in Polonia, durante la seconda Guerra Mondiale. Lì assistono, con la medesima partecipazione morbosa,  a una serie di omicidi e alla relazione sensuale fra due adolescenti. La pornografia è il desiderio dell'età adulta di possedere la gioventù, ma è anche l'oscenità che rappresenta la gioventù agli occhi della maturità.

Gombrowicz è un autore polacco, ma ha vissuto per 24 anni in Argentina (con un curriculum da autentico bohémien) e si può a buon diritto considerare uno dei padri della moderna letteratura in lingua spagnola.
In Italia Pornografia è stato pubblicato da Mondadori del '75 e nel '94 da Feltrinelli. In entrambe le edizioni i nomi dei personaggi sono stati italianizzati: Carlo, Federico, Enrichetta,...!



mercoledì 8 giugno 2011

Andrea Mantegna: un'etica, un'estetica - José Saramago

Una conferenza pronunciata nel museo del Prado di Madrid nel 1992, non so in occasione di che cosa - e il volume non lo specifica (edizione italiana: Il nuovo Melangolo). Poche pagine attraverso le quali il lusitano ripercorre la vita del pittore: dall'apprendistato nella bottega dello Squarcione, agli ultimi giorni a Mantova, presso la corte dei Gonzaga.
Dal punto di vista storico non offre più di quello che si può trovare su un qualsiasi manuale scolastico. Da quello umano brillano - merito di Saramago - alcuni momenti chiave nella vita del vicentino:  l'incontro con la famiglia Bellini, quello con Ludovico II di Gonzaga. Sembra che il pittore, per sua volontà o per il fato, continui a cercare il vincolo famigliare: lo Squarcione se ne fa tutore legale adottandolo; si imparenta con i Bellini sposando Nicolosia; i Gonzaga lo accolgono  - caso unico al tempo - e lo difendono come uno "di famiglia".
Sorpende inoltre la furia che il maestro didicava a perseguire chi lo plagiava, vendendo composizioni sue come originali. La pirateria è sempre esistita...


venerdì 3 giugno 2011

Caballeriza - Rodrigo Rey Rosa

Quando in Europa si parla di letteratura latinoamericana si pensa immediatamente al realismo magico e a uno stile fiorito, quasi barocco. In realtà esistono nel continente americano una diversità e una ricchezza capaci di produrre alcuni degli scrittori più interessanti degli ultimi anni. Uno di questi è Rey Rosa, guatemalteco, della generazione del '58. 

Caballeriza ("Cavallerizza" in italiano. Purtroppo in Italia sono stati pubblicati solo tre libri di questo autore e quello in questione non è fra quelli) si apre con un espediente narrativo interessante: l'autore in prima persona racconta di come uno sconosciuto gli suggerisca l'argomento di un libro. Mentre spiega i dettagli e le circostanze dell'incontro, mi accorgo che siamo già nel vivo della storia! Due ore più tardi ho già finito il libro, passando per intrighi di malavita, omicidi passionali (e non), fughe, reclusioni, il tutto narrato con uno stile asciutto ed essenziale  tanto da farlo sembrare - se non fosse per l'uso di espressioni estremamente latinoamericane - la traduzione di un libro nordamericano.

Ho comprato l'edizione spagnola dell'editrice Seix Barral (2006) elegantissima come sempre. Mentre cerco la foto da inserire al principio di questo post scopro però che nell'edizione guatemalteca (Ediciones del pensativo, Guatemala, 2006) è riprodotto in copertina un quadro, fantastico e calzante, forse di Miquel Barceló. Sarebbe stato bello usarlo anche per questa edizione.



lunedì 30 maggio 2011

Contes de capçalera - Josep Palau i Fabre

A metà strada fra Barcellona e Girona, sulla costa catalana, c'è un paesino stretto fra la montagna e il mare. Un posto con incanto, come dicono qui, sfregiato - bisogna dirlo - da uno stradone sopraelevato che lo attraversa da un lato all'altro del suo esiguo territorio. Questo luogo si chiama Caldes d'Estrac (3000 abitanti: ho visto condomìni più popolati!), o Caldetes, il nome gli deriva da una fonte termale ancora attiva. In questo genere di luoghi si arriva sempre per caso.
Sul corso principale un museo: la Fondazione Palau i Fabra. Una collezione di opere di una qualità straordinaria e inaspettata. 

Josep Palau i Fabra, nato a Barcellona nel 1917, eusle a Parigi durante il franchismo, torna in Catalogna - a Caldetes - e si dedica a recuperare la cultura catalana ferita dalla dittatura ma non a morte. É considerato il maggior conoscitore dell'opera di Picasso (al quale era legato da una profonda amicizia, provata dall'imponente numero di opere esposte nel museo). Poeta, saggista, scrittore, drammaturgo, critico, traduttore. 
Compro questo libro, che unisce 4 raccolte di racconti, nella libreria del museo, più per ossequiare la memoria del poeta che per un reale interesse (é la mia ragazza, bibliofila quanto me, a convincermi).
Ora che a distanza di mesi ho deciso di leggerlo mi sorprendo della qualità di questi racconti, brevi, ingegnosi, erotici, ironici, scritti in un catalano squisito.

Poco tempo fa ho letto questa frase: una lingua vive dove vive il suo poeta.




giovedì 26 maggio 2011

La gastrite di Platone - Antonio Tabucchi

Un libriccino trovato per casa.


Umberto Eco in uno dei suoi Minerva del 1966 parla della funzione dell'intellettuale. Tabucchi decide di rispondere (nel 1997!) per mezzo di una lettera aperta indirizzata a Adriano Sofri. 
La questione è un po' bizantina e non voglio pormi come terzo incomodo in questa disputa. Ma forse la funzione  (?) dell'intellettuale è proprio quella di polemizzare...



martedì 24 maggio 2011

Le nozze di Cadmo e Armonia - Roberto Calasso

Un libro complesso che richiede molta concentrazione. Tanti anni fa lessi Ka dello stesso autore. Bellissimo: non c'ho capito niente!


La storia dei miti - della Grecia classica - che stanno all'origine della nostra civiltà. Un libro che ci riguarda tutti. L'autore scava nelle storie di dei ed eroi con piglio da etologo. Non c'è sequenzialità cronologica perché il mito non è soggetto al tempo - al contrario della storia - ma si ripete in eterno. E cosí la stessa narrazione comincia e si conclude nello stesso punto, con Europa rapita da Zeus-toro e riscattata da Cadmo. 

La lettura risulta avvincente  - anche se impegnativa - e non distratta da note (che sono state messe con ottima scelta alla fine del volume). Gli spunti di rifelssione sono numerosi quanto le apparizioni del serpente e del toro suo corrispettivo, perché "il serpente sta al toro come il mare alla terra".
Leggendo mi viene in mente Il rituale del serpente nel quale Aby Warburg individuava nel serpente/fulmine il mito fondativo di tutte le civiltà.


sabato 14 maggio 2011

Iliade - Omero

È la poesia (il canto) l'origine di tutte le arti? A leggere Omero sembra di sí. La freschezza di questi versi, la loro vivacità intatta, fanno impallidire qualsiasi rovina. E il poema si apre con una invocazione che è già una dichiarazione: "Cantami". O dea.

Molti pensano di conoscerne la storia, ma il testo riserva più di una sorpresa (almeno per me). Non c'è nessun accenno al cavallo, Achille non muore, Troia non cade. Tutto ciò viene accennato brevemente nell'Odissea (chi sta pensando "io lo sapevo" forse sta mentendo...).

Questo poema è un macigno, segna irrimediabilmente la storia, anzi si potrebbe dire che la Storia cominci da qui. L'eterno conflitto fra Oriente e Occidente, fra Europa e Asia minore. I greci non fanno una gran figura: Agamennone, Menelao, lo stesso Achille che per un capriccio è disposto a condannare tutta la Grecia. Molto più dignitosi i troiani. Su tutti Ettore: bello, forte (ma senza essere figlio di una divinità), saggio. Nel pieno della battaglia fa in tempo a correre a casa, salutare la moglie, baciare il figlio, incaricare i riti religiosi, cazziare il fratello (Paride) e tornare a battersi!

Al margine del mito c'è la guerra per il controllo dei Dardanelli e quindi dell'Egeo. Ma questo non basta agli uditori di Omero (se mai è esistito). E allora: Elena, l'amore di Paride, la sostituzione di Briseide con Criseide (il "capriccio" di Achille). E poi uno stuolo di dei - maggiori e minori - maneggioni e rancorosi.
Questa epopea, nella sua doppia componente - mitica e storica - continua a perpetuarsi, a ripetersi e a rigenerarsi attraverso i secoli. Achille risponde ad Agamennone che vuole convincerlo a combattere: "Non sono venuto qui a combattere a causa dei Teucri, a me nulla hanno fatto; non mi hanno rubato né buoi né cavalli, non mi hanno distrutto il raccolto". Le vicende stesse che portarono Schliemann (quel pazzo!) alla scoperta dei resti di Troia sono mitiche, ma restituiscono il mito alla storia.

Merita una menzione la traduzione di Maria Grazia Ciani, della quale avevo già letto l'Odissea, che anche in questo caso è strepitosa nella resa del testo, nel quale si percepisce la fedeltà all'originale greco ma non il peso dei secoli. 


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