Quando ero piccolo mi chiedevo come si facesse a scegliere i libri da leggere. Ancora non lo so esattamente. Con il tempo però ho capito che a volte sono i libri a chiamarsi l'un l'altro, come una sorta di dialogo immaginario, o come le partite a scacchi per corrispondenza fra giocatori che non si conosceranno mai. Capita a volte di imbattersi in un libro che ci suona vagamente, come molti altri, ma che accende in noi una brama quasi colpevole: "come è possibile che non lo abbia letto?"
A me per lo meno succede...
Questo libro non invoglia alla lettura: 500 pagine scritte con caratteri minuscoli; il titolo è fuorviante: il manoscritto si chiamava "Kant prende fuoco", la prima edizione in tedesco si intitola "Die Blendung" (Abbagliamento), la prima edizione inglese pubblicata a Londra si intitola "Auto da fé" per volontà dell'autore e sempre per sua volontà la prima edizione americana si chiama "The tower of Babel"... Sapere poi che l'autore ha vinto il Nobel e che questo è il suo unico romanzo, induce a pensare di trovarsi davanti a un libro lento e faticoso. Niente di più sbagliato. La narrazione scorre spedita e inarrestabile come una valanga. Una serie di personaggi strampalati e inverosimili, tutti cattivi e irresistibili.
Uno studioso di letteratura orientale -"il più grande sinologo vivente"-, scorbutico e solitario, tanto amante dei libri da sembrare lui stesso fatto di carta. Un giorno decide di sposare per calcolo (sbagliatissimo!) la sua governante, una donna gretta e perfida, che si incaricherà di rendergli la vita un inferno, minacciando l'incolumità sia dello studioso che della sua amata biblioteca. La storia poi si apre ad una galleria di personaggi uno peggiore dell'altro, in un crescendo surreale e esilarante.
Ho comprato questo libro a metà prezzo in una delle numerose bancarelle di libri usati di Torino. Torino è l'unica città che conosca dove è possibile riunire una biblioteca di qualità senza mettere piede in una libreria.
2 commenti:
Ciao Stefano,
mi ha fatto piacere il tuo commento, non me l'aspettavo. Ho aggiunto anch'io il link al tuo blog. Mi pare che anche tu sia un appassionato di Bolano: questo fa di te un eletto. Tra l'altro hai letto due volte 2666, cosa che io non ho ancora fatto, anche se ho cominciato una seconda lettura direttamente in originale che poi ho lasciato sospesa, per ora. Tra l'altro ho visto che l'hai anche recensito: io non ho ancora trovato il coraggio di farlo. Ogni volta che ci penso mi tremano le gambe e mi dico che prima è meglio rileggermelo tutto e magari dare una scorsa a qualcosa di critica al riguardo. Ma fino ad ora non ho trovato il coraggio. Prima o poi, invece, voglio buttarmi a recensire Sopra eroi e tombe, e mi sono quasi convinto di poterlo fare, ma in generale scrivere su questi mostri sacri mi spaventa un po'.
I complimenti te li faccio io. Mi piace molto il tuo stile di scrittura, è fresco ed immediato ed in poche righe sai trasmettere un'idea di ciò che hai letto, cosa che a me non riesce. Una domanda: nell'articolo qui sopra, parli di Torino. Sei di Torino? Le conosco bene le bancarelle di Via Po.
Ora vivo in Toscana, ma vengo da lassù.
Ti rinnovo i miei complimenti per il tuo blog, e spero di risentirti. Chissà, magari anche conoscerci.
Ah, essendo tu un adepto di Bolano, ho parlato con Ilide Carmignani, l'attuale traduttrice di Bolano, e Los sinsabores del verdadero policia dovrebbe uscire ad inizio dell'anno prossimo. Poi ritradurrà I detective selvaggi per Adelphi.
Ciao
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