lunedì 30 maggio 2011

Contes de capçalera - Josep Palau i Fabre

A metà strada fra Barcellona e Girona, sulla costa catalana, c'è un paesino stretto fra la montagna e il mare. Un posto con incanto, come dicono qui, sfregiato - bisogna dirlo - da uno stradone sopraelevato che lo attraversa da un lato all'altro del suo esiguo territorio. Questo luogo si chiama Caldes d'Estrac (3000 abitanti: ho visto condomìni più popolati!), o Caldetes, il nome gli deriva da una fonte termale ancora attiva. In questo genere di luoghi si arriva sempre per caso.
Sul corso principale un museo: la Fondazione Palau i Fabra. Una collezione di opere di una qualità straordinaria e inaspettata. 

Josep Palau i Fabra, nato a Barcellona nel 1917, eusle a Parigi durante il franchismo, torna in Catalogna - a Caldetes - e si dedica a recuperare la cultura catalana ferita dalla dittatura ma non a morte. É considerato il maggior conoscitore dell'opera di Picasso (al quale era legato da una profonda amicizia, provata dall'imponente numero di opere esposte nel museo). Poeta, saggista, scrittore, drammaturgo, critico, traduttore. 
Compro questo libro, che unisce 4 raccolte di racconti, nella libreria del museo, più per ossequiare la memoria del poeta che per un reale interesse (é la mia ragazza, bibliofila quanto me, a convincermi).
Ora che a distanza di mesi ho deciso di leggerlo mi sorprendo della qualità di questi racconti, brevi, ingegnosi, erotici, ironici, scritti in un catalano squisito.

Poco tempo fa ho letto questa frase: una lingua vive dove vive il suo poeta.




giovedì 26 maggio 2011

La gastrite di Platone - Antonio Tabucchi

Un libriccino trovato per casa.


Umberto Eco in uno dei suoi Minerva del 1966 parla della funzione dell'intellettuale. Tabucchi decide di rispondere (nel 1997!) per mezzo di una lettera aperta indirizzata a Adriano Sofri. 
La questione è un po' bizantina e non voglio pormi come terzo incomodo in questa disputa. Ma forse la funzione  (?) dell'intellettuale è proprio quella di polemizzare...



martedì 24 maggio 2011

Le nozze di Cadmo e Armonia - Roberto Calasso

Un libro complesso che richiede molta concentrazione. Tanti anni fa lessi Ka dello stesso autore. Bellissimo: non c'ho capito niente!


La storia dei miti - della Grecia classica - che stanno all'origine della nostra civiltà. Un libro che ci riguarda tutti. L'autore scava nelle storie di dei ed eroi con piglio da etologo. Non c'è sequenzialità cronologica perché il mito non è soggetto al tempo - al contrario della storia - ma si ripete in eterno. E cosí la stessa narrazione comincia e si conclude nello stesso punto, con Europa rapita da Zeus-toro e riscattata da Cadmo. 

La lettura risulta avvincente  - anche se impegnativa - e non distratta da note (che sono state messe con ottima scelta alla fine del volume). Gli spunti di rifelssione sono numerosi quanto le apparizioni del serpente e del toro suo corrispettivo, perché "il serpente sta al toro come il mare alla terra".
Leggendo mi viene in mente Il rituale del serpente nel quale Aby Warburg individuava nel serpente/fulmine il mito fondativo di tutte le civiltà.


sabato 14 maggio 2011

Iliade - Omero

È la poesia (il canto) l'origine di tutte le arti? A leggere Omero sembra di sí. La freschezza di questi versi, la loro vivacità intatta, fanno impallidire qualsiasi rovina. E il poema si apre con una invocazione che è già una dichiarazione: "Cantami". O dea.

Molti pensano di conoscerne la storia, ma il testo riserva più di una sorpresa (almeno per me). Non c'è nessun accenno al cavallo, Achille non muore, Troia non cade. Tutto ciò viene accennato brevemente nell'Odissea (chi sta pensando "io lo sapevo" forse sta mentendo...).

Questo poema è un macigno, segna irrimediabilmente la storia, anzi si potrebbe dire che la Storia cominci da qui. L'eterno conflitto fra Oriente e Occidente, fra Europa e Asia minore. I greci non fanno una gran figura: Agamennone, Menelao, lo stesso Achille che per un capriccio è disposto a condannare tutta la Grecia. Molto più dignitosi i troiani. Su tutti Ettore: bello, forte (ma senza essere figlio di una divinità), saggio. Nel pieno della battaglia fa in tempo a correre a casa, salutare la moglie, baciare il figlio, incaricare i riti religiosi, cazziare il fratello (Paride) e tornare a battersi!

Al margine del mito c'è la guerra per il controllo dei Dardanelli e quindi dell'Egeo. Ma questo non basta agli uditori di Omero (se mai è esistito). E allora: Elena, l'amore di Paride, la sostituzione di Briseide con Criseide (il "capriccio" di Achille). E poi uno stuolo di dei - maggiori e minori - maneggioni e rancorosi.
Questa epopea, nella sua doppia componente - mitica e storica - continua a perpetuarsi, a ripetersi e a rigenerarsi attraverso i secoli. Achille risponde ad Agamennone che vuole convincerlo a combattere: "Non sono venuto qui a combattere a causa dei Teucri, a me nulla hanno fatto; non mi hanno rubato né buoi né cavalli, non mi hanno distrutto il raccolto". Le vicende stesse che portarono Schliemann (quel pazzo!) alla scoperta dei resti di Troia sono mitiche, ma restituiscono il mito alla storia.

Merita una menzione la traduzione di Maria Grazia Ciani, della quale avevo già letto l'Odissea, che anche in questo caso è strepitosa nella resa del testo, nel quale si percepisce la fedeltà all'originale greco ma non il peso dei secoli. 


venerdì 6 maggio 2011

Il cavallo di Troia - Christopher Morley

Esilarante e insospettabilmente accurato questo racconto della guerra di Troia fatto da un americano. 
La radio a fare la telecronaca degli scontri, l'"Evening Trojan" a commentare l'andamento dell'economia e le mode del momento. L'azione si svolge tutta o quasi in campo troiano: più che a Omero il libro guarda a Chauser e al "Troilo e Cressida" di Shakespeare.
Per certi versi assomiglia a "Gli affari del signor Giulio Cesare" di Brecht, ma con in più una spiccata predilezione per l'assurdo: sulla bacheca degli annunci di un night dove si ritrovano dopo le battaglie greci e troiani, si legge: 

         SALVE SOLDATINI! Stanchi della guerra? Trascorrete le vostre licenze a Villa del Congedo sulla pittoresca isola disabitata.      Soltanto cervi. Tariffe speciali per i fine-settimana.                    Cucina casalinga, specialità carne suina: trippa, prosciutto fresco, salsiccia campagnola, testina coi cavoli. CIRCE

La traduzione è di Pavese ed è stupefacente la resa delle numerose parti in versi. A questo proposito segnalo che questa edizione (pubblicata da Einaudi per l'Unità nel 1996) è arricchita da una breve quanto preziosa  raccolta di lettere di Pavese all'editore dell'epoca (Bompiani - 1940) sui termini della traduzione.


martedì 3 maggio 2011

Poesia completa - Joan Maragall













ANNO MCMVIII
Caldes d'Estrac*


Giorno quinto di luglio, a mezza sera.
Cielo puro, aria soave, mare calmo e dolce.
Il sole brilla ovunque, gli uccelli cantano,
e s'odono voci d'infanti sulla marina
e, lassù, le campane della domenica.
Io, in memoria di quella principessa
che, con mani fresche e di buon cuore, a Ulisse
del desiato ritorno aprì la via
(forse non senza rancore), voglio ritrarre
i versi divini d'Omero, in un teatro,
per rinfrescarmici il cuore nei meandri
e farmi nuovo il vecchio. E devo l'idea
al poeta più grande di Germania.
Così, talvolta, innamorato, intenta
l'architetto, de l'immortal bellezza
d'antica reggia, farne una casa nuova
per ospitarci il suo amore per sempre.

*La traduzione dal catalano è mia



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