lunedì 24 gennaio 2011

Paludi / I nutrimenti terrestri - André Gide

I nutrimenti terrestri
A metà strada tra il pamphlet e il salmo. L'autore si rivolge a un giovinetto che chiama Natanaele e lo guida nella scoperta del piacere della vita, forte anche degli insegnamenti di un altro personaggio che chiama Menarca ispirato, dice l'introduzione, a Oscar Wilde, amico di Gide. Non un inno all'edonismo, ma l'atto fondativo di una "morale positiva".

È un testo molto confuso. Si apre con una citazione del Corano, dal quale trae il titolo e il tono. Poi diventa una raccolta di appunti di viaggio, una lettera, una antologia poetica. A volte noioso, altre volte di un lirismo altissimo. È un testo che va, per così dire, setacciato e pulito. Non stupisce che nei dieci anni successivi alla sua pubblicazione vennero vendute solo 500 copie.


Paludi
Un vero gioiellino. Un gioco di scatole cinesi ironico e dissacrante. Una critica alla società borghese, ma anche agli intellettuali.
Un letterato (un inetto) scrive, o tenta di farlo, un libro intitolato "paludi", nel quale il protagonista Titiro (il nome è preso da Virgilio) gode nella contemplazione di una palude desolata, che rappresenta la monotonia della vita borghese. Lo scrittore descritto nel libro è ovviamente Gide. Ma anche Titiro è Gide, che si compiace della propria beata inattività.

Ha detto: "Che fai, lavori?"
Ho risposto: "Scrivo Paludi"


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