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La montagna magica. L'ho letto l'anno scorso e mi è costato un certo sforzo arrivare fino in fondo. Ne parlo perché ho appena visto una breve video-recensione di
Piergiorgio Odifreddi (
questo è il link per vederla).
Odifreddi è un matematico e scrittore e ama oltremodo provocare. Niente di male. Riassumo liberamente quello che dice di questo libro:"Non leggete questo romanzo perché è una rottura di palle. Anzi, non leggete niente di Mann perché è un logorroico e tutti i suoi libri sono lunghi. So che ne ha scritti di corti ma è perché in quel momento non gli veniva niente di meglio".
Non è che questa stroncatura mi scandalizzi, ognuno è libero di amare o meno quello che vuole; sono anche cosciente che le più straordinarie opere della Letteratura sono destinate a essere lette da pochi lettori appassionati e compulsivi distillati nei secoli. Quello che mi chiedo è che senso abbia accanirsi, senza alcuna ragione concreta, contro un libro scritto cento anni fa, oltretutto considerato "una delle opere più significative del XX secolo".
Si tratta di un libro volutamente snervante (è vero), dove sembra che non succeda niente, in un'atmosfera di sospensione che ritrovo nelle pagine più ispirate di Buzzati. Si presta a numerose chiavi di lettura, compresa quella della rivelazione mistica.
Conosco poche persone che l'abbiano letto fino alla fine e ancora meno che abbiano intenzione di farlo. Ma sconsigliare addirittura di provarci mi sembra troppo.
Alessandro Baricco, che vanta un folto pubblico di fedeli adoranti, ogni tanto si diverte a compilare l'elenco delle opere d'arte sopravvalutate: l'Ulisse di Joyce, la nona di Beethoven,...
Quando si parla da un pulpito bisogna assumersi la responsabilità delle proprie parole, non si possono mollare dei giudizi senza giustificarli: qualcuno potrebbe prenderli sul serio.
Nelle note finali della Montagna incantata l'autore consiglia di rileggere il libro da capo. Questo è abusare della pazienza dei lettori.