mercoledì 2 febbraio 2011

Il malinteso - Irène Némirovsky

Ogni tanto capita di entrare in libreria e trovare interi scaffali (generalmente all'entrata e ben in vista) pieni di libri di un autore che non ci dice niente ma il cui nome campeggia in mezzo a quelle copertine e ci guarda quasi stupito del fatto che non lo conosciamo...insomma a me capita e puntualmente ci casco. Ultimamente le librerie (almeno quelle italiane) traboccano di libri di Irène Némirovsky, nell'elegante edizione della Piccola Biblioteca Adelphi.
Ne prendo uno a caso, Il malinteso. Il laconico risvolto di copertina dice che è un romanzo di esordio e dell'autrice pubblica semplicemente anno e luogo di nascita e di morte: Kiev 1903 - Auschwitz 1945, un epitaffio piú che semplice ma carico di significati.

Il libro è stato scritto quando l'autrice aveva 23 anni ed in parte si rifà ad esperienze autobiografiche. Il tono e la scrittura sono tipici dei romanzetti d'appendice, né l'argomento se ne allontana: la storia d'amore (amore?) fra una parigina capricciosa dell'alta società e il suo amante, un "nuovo povero" vittima del crollo economico generato dal primo conflitto mondiale. Alcuni temi sono eterni e la fotografia della società del tempo è nitida, tuttavia questo libro va giudicato per quello che è: un romanzo d'esordio.

Nelle ultime pagine una nota di Olivier Philipponnat, biografo dell'autrice, che fa un riassunto meticoloso del romanzo (che non so a cosa serva, visto che si suppone che lo abbiamo appena finito di leggere) e poi si affanna a fare di questo libro un capolavoro, caricandolo di grandi responsabilità e utilizzando espressioni come "studio sentimentale in trompe-l'oeil"...

Credo che  i libri non debbano essere necessariamente delle opere d'arte, possono anche limitarsi ad essere semplicemente piacevoli. Come questo. 




2 commenti:

gabrilu ha detto...

Ecco, questo è uno dei pochissimi della N. che non ho letto, perciò non so dirti.
Può darsi benissimo che come opera prima non sia granchè, ma il tema della "parigina capricciosa dell'alta società" , mi par di capire da quello che ne dici nel tuo post, mi sembra proprio uno dei tanti volti, una delle tante declinazioni di uno dei temi per la N. tra i più brucianti (te ne accorgerai tu stesso quando avrai letto altri suoi libri) e cioè il rapporto con la sua bellissima, egoista, terrificante madre.
Una ferita sempre aperta, per Irene, e anche le sue figlie hanno poi avuto modo di scontare sulla propria pelle questa terribile nonna che pur sapendo che le nipotine erano orfane e che i loro genitori erano morti nel Lager sbattè loro la porta in faccia...
(Ma sto divagando, scusami...)
Ciao!

Stefano Cristi ha detto...

Ho già aggiunto alla mia lista "Suite francese"!
In fondo è così bello cambiare idea...

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