giovedì 17 febbraio 2011

Il sosia - Fëdor Dostoevskij

Quando no sai che leggere, leggi un classico. 

Questa secondo me è una regola fondamentale: un classico, anche se non ti piace, non ti fa sentire di aver perso tempo. Ma è difficile che non piaccia: in fin dei conti un classico è un libro che è piaciuto a molti durante molto tempo (il riferimento al tempo è necessario: molti successi editoriali sono caratterizzati da un alto gradimento per un periodo limitato di tempo. Non sono classici).

Il sosia viene normalmente inserito fra la produzione minore di Dostoevskij, che l'ha scritto a soli 25 anni. È un libro potente. Mi sento un po' stupido a dare i voti a uno scrittore di questo peso, sicuramente il mio preferito fra i russi insieme a Gogol'.

Un ometto, un burocrate (molto gogoliano), onesto ma socialmente incapace, vede precipitare la propria esistenza in quattro giorni a causa dell'apparizione di un uomo in tutto uguale a lui. 
Il tema del doppio, dell'alienazione, raccontati con un'ironia feroce in un romanzo che fa pensare a Poe, a Kafka, anche a Hitchcock e che sicuramente è servito da ispirazione per L'uomo duplicato di Saramago.


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