mercoledì 23 febbraio 2011

L'innocente - Gabriele D'annunzio

Il secondo dei Romanzi della Rosa, nel quale maggiormente si sente l'influenza di Tolstoj e Dostoevskij. Forse perché non ho prestato la dovuta attenzione o forse perché l'ho letto dopo Il sosia e la copia impallidisce davanti all'originale, ma l'ho trovato piuttosto noioso. L'utilizzo di continue fioriture e il ricorso a espressioni come:"Tutti i fantasmi delle illusioni e delle commozioni recenti abbandonarono a un tratto il mio spirito come i fiori d'un albero scosso da una folata gagliarda" più che a Dostoevskij fanno pensare al Conte Swarosky.

Nell'introduzione leggo che questo libro ebbe scarso successo in Italia mentre fu un trionfo in Francia. Mi chiedo se fu merito di una traduzione particolarmente felice o fu piuttosto una di quelle cantonate che prendono ogni tanto i francesi quando pensano di comprendere gli italiani meglio degli italiani stessi...


giovedì 17 febbraio 2011

Il sosia - Fëdor Dostoevskij

Quando no sai che leggere, leggi un classico. 

Questa secondo me è una regola fondamentale: un classico, anche se non ti piace, non ti fa sentire di aver perso tempo. Ma è difficile che non piaccia: in fin dei conti un classico è un libro che è piaciuto a molti durante molto tempo (il riferimento al tempo è necessario: molti successi editoriali sono caratterizzati da un alto gradimento per un periodo limitato di tempo. Non sono classici).

Il sosia viene normalmente inserito fra la produzione minore di Dostoevskij, che l'ha scritto a soli 25 anni. È un libro potente. Mi sento un po' stupido a dare i voti a uno scrittore di questo peso, sicuramente il mio preferito fra i russi insieme a Gogol'.

Un ometto, un burocrate (molto gogoliano), onesto ma socialmente incapace, vede precipitare la propria esistenza in quattro giorni a causa dell'apparizione di un uomo in tutto uguale a lui. 
Il tema del doppio, dell'alienazione, raccontati con un'ironia feroce in un romanzo che fa pensare a Poe, a Kafka, anche a Hitchcock e che sicuramente è servito da ispirazione per L'uomo duplicato di Saramago.


lunedì 14 febbraio 2011

A che punto è la notte - Fruttero & Lucentini

Un giallo raffinatissimo, imprevedibile fino alla fine, anglosassone per stile ma italianissimo per la scelta dei personaggi. Poi: la mafia, una setta religiosa, poliziotti, trafficanti, infiltrati, la Fiat, una Torino da film noir. Che dire di più? È il seguito ideale de La donna della domenica, un altro classico.

Il diario dell'assistente di polizia Pietrobono è una delle cose più divertenti che abbia letto!


martedì 8 febbraio 2011

La Patria, bene o male - Carlo Fruttero, Massimo Gramellini

Divertente, utile, spassoso, commovonte, affilato, arguto sono solo alcuni delgi aggettivi che mi vengono in mente parlando di questo libro. D'altra parte gli autori sono due maestri come Carlo Fruttero (non ha bisogno di presentazioni, ma a chi non lo conoscesse consiglio A che punto è la notte scritto in coppia con Franco Lucentini) e Massimo Gramellini (neanche lui ha bisogno di presentazioni ma visto che ho aperto una parentesi per il suo collega lo farò anche stavolta: è il vice-direttore de La Stampa dove da 15 anni scrive la rubrica, imperdibile, Buongiorno) entrambi torinesi doc. In effetti si nota che è da Torino che guardano all'Italia e proprio da lì inizia il loro racconto.

150 date scelte con un criterio personalissimo, 150 articoli per raccontare la storia dell'Italia unita.

La lunghezza dei capitoli rende questo libro perfetto per essere tenuto in bagno. Questo vuole essere un complimento.


mercoledì 2 febbraio 2011

Il malinteso - Irène Némirovsky

Ogni tanto capita di entrare in libreria e trovare interi scaffali (generalmente all'entrata e ben in vista) pieni di libri di un autore che non ci dice niente ma il cui nome campeggia in mezzo a quelle copertine e ci guarda quasi stupito del fatto che non lo conosciamo...insomma a me capita e puntualmente ci casco. Ultimamente le librerie (almeno quelle italiane) traboccano di libri di Irène Némirovsky, nell'elegante edizione della Piccola Biblioteca Adelphi.
Ne prendo uno a caso, Il malinteso. Il laconico risvolto di copertina dice che è un romanzo di esordio e dell'autrice pubblica semplicemente anno e luogo di nascita e di morte: Kiev 1903 - Auschwitz 1945, un epitaffio piú che semplice ma carico di significati.

Il libro è stato scritto quando l'autrice aveva 23 anni ed in parte si rifà ad esperienze autobiografiche. Il tono e la scrittura sono tipici dei romanzetti d'appendice, né l'argomento se ne allontana: la storia d'amore (amore?) fra una parigina capricciosa dell'alta società e il suo amante, un "nuovo povero" vittima del crollo economico generato dal primo conflitto mondiale. Alcuni temi sono eterni e la fotografia della società del tempo è nitida, tuttavia questo libro va giudicato per quello che è: un romanzo d'esordio.

Nelle ultime pagine una nota di Olivier Philipponnat, biografo dell'autrice, che fa un riassunto meticoloso del romanzo (che non so a cosa serva, visto che si suppone che lo abbiamo appena finito di leggere) e poi si affanna a fare di questo libro un capolavoro, caricandolo di grandi responsabilità e utilizzando espressioni come "studio sentimentale in trompe-l'oeil"...

Credo che  i libri non debbano essere necessariamente delle opere d'arte, possono anche limitarsi ad essere semplicemente piacevoli. Come questo. 




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