Ricomincio a scrivere, dopo una lunga pausa estiva, spinto dall'entusiasmo che mi ha provocato questa lettura.
Un libretto agile e attualissimo, che parla di un certo tipo di stampa
scandalistica e degli effetti aberranti che può generare. Insomma il
tema di questo libro è quello che in Italia da un annetto a questa parte
viene definito con un'espressione frusta (e che non ripeterò): il
congegno del liquame, per capirci.
La storia si apre con un omicidio: una donna (non a caso una donna) che uccide il giornalista che l'ha pubblicamente umiliata.
La maestria di Böll sta nell'esporre i fatti con una freddezza
distaccata e tagliente, quasi burocratica, che si oppone ai barocchismi
della stampa scandalistica, e tutta la storia è attraversata da
un'ironia feroce che arriva fino alla descrizione finale dell'omicidio
come atto liberatorio.
Non è un'apologia della violenza, né una ricusa della libertà di stampa. Questo libro parla, come dice il sottotitolo di come la violenza può svilupparsi e dove può portare.
Il fatto poi che il giornale di cui si parla si chiami "Il Giornale" ci rende la lettura ancora più attuale...
I personaggi e l'azione di questo racconto sono completamente fittizi. Nel caso in cui nella rappresentazione di certe pratiche giornalistiche dovessero essere riscontrate somiglianze con le pratiche della Bild-Zeitung, queste somiglianze non sono né volute né casuali, bensì inevitabili