Terzo e ultimo romanzo di Sabato, chiude l'ideale trilogia iniziata con "Il tunnel" e proseguita con "Sopra eroi e tombe". Se già Eroi e tombe era piuttosto complicato Abaddón è un libro difficilissimo, non tanto per la tecnica di scrittura -in realtà piuttosto tradizionale- quanto per la forma: è una specie di "romanzo mostro", secondo le parole dell'autore, confuso e smisurato. Sabato stesso è uno dei personaggi principali, descritto mentre sta ultimando proprio il romanzo che stiamo leggendo. Ci sono personaggi già comparsi in Eroi e tombe e personaggi nuovi. Ma c'è spazio anche per apparizioni (divine e diaboliche), la descrizione degli ultimi giorni del Che Guevara, le torture nel regime militare argentino, riflessioni sulla letteratura,...
Per leggere questo libro è consigliabile aver letto i due precedenti, soprattutto per avere un'idea di quello che ci aspetta; e poi avere una certa dimestichezza con gli scrittori visionari -Poe, Kafka, Rinbaud,...- perché questo è un viaggio nel torbido, una esplorazione del Male e l'autore non strizza mai l'occhio, anzi, il più delle volte sembra in conflitto con il lettore. Durante il corso di questa faticosa lettura si ha l'impressione di trovarsi davanti a un bluff, a un maledettismo di facciata, a un nichilismo aristocratico e bisogna dire che i detrattori di Sabato sono numerosi ed illustri: che ognuno giudichi secondo il proprio metro. Questo è un libro destinato a essere letto poco, ma contiene alcune pagine sconvolgenti.
La collana SUR delle edizioni Minimum fax pubblicherà quest'anno la traduzione italiana, con il titolo appunto "L'angelo dell'abisso".